Una lettura critica del processo in corso sullo stadio San Siro. Farsi buone domande!

Una lettura critica del processo in corso sullo stadio San Siro. Farsi buone domande!

L’ipotesi di abbattimento dello stadio Meazza e di ricostruzione di uno nuovo stadio nel medesimo sito costituisce la trasformazione più importante in atto nell’area in cui lavoriamo da ormai un decennio come membri del gruppo di ricerca-azione Mapping San Siro (DAStU – Politecnico di Milano). Il progetto nel suo insieme, un ingente investimento privato su area pubblica, se verrà realizzato rivoluzionerà certamente il quartiere modificandone flussi, ritmi, valori e relazioni con il contesto metropolitano. Per questo motivo abbiamo deciso di approfondire le ragioni di questo progetto e le sue implicazioni, proponendoci di restituire una rassegna di punti di vista a partire dalle molte relazioni intrecciate durante le nostre ricerche.

Mentre scriviamo (giugno 2023), si susseguono notizie e cambi di direzione. A seguito delle nuove richieste, in risposta agli esiti del Dibattito Pubblico, avanzate a fine gennaio 2023 da parte del Comune di Milano sul progetto proposto dalle squadre, si parla di diverse ipotesi su siti alternativi, della separazione degli investimenti di Inter e Milan e dunque del raddoppio degli stadi, tutte dichiarazioni non suffragate da documentazione pubblica e che fanno parte di una dialettica negoziale sull’idea progettuale in campo, che al momento rimane l’ipotesi di abbattimento e ricostruzione dello stadio di San Siro. Qualora questo scenario dovesse realmente mutare, ci sembra comunque significativa la lettura che emerge dall’osservazione e analisi del processo, perché lo riteniamo esemplare rispetto ad alcune macro dinamiche che stanno interessando trasversalmente il territorio della metropoli milanese in trasformazione.

In questo testo proponiamo un resoconto delle operazioni di ricerca, domande e questioni che sono emerse negli ultimi mesi di riflessioni sul progetto di abbattimento e ricostruzione dello stadio.

A partire da settembre 2022, in concomitanza con l’avvio del Dibattito Pubblico, abbiamo ricevuto diverse sollecitazioni, da parte di diversi comitati attivi nel quartiere di San Siro, nonché dagli organizzatori del Dibattito Pubblico, a esprimere un parere sul progetto. Come tanti altri attori locali, la “questione stadio” è sempre apparsa molto distante dai problemi quotidiani della vita nel quartiere, nonostante la vicinanza fisica e gli impatti diretti siano evidenti. Per affrontare il tema, sono state organizzate alcune discussioni interne al gruppo di ricerca, momenti di analisi e informazione condivisa e sono state coinvolte due tirocinanti.

Il 18 gennaio 2023 abbiamo proposto un seminario pubblico presso il Politecnico di Milano con l’obiettivo di mettere a confronto diversi pareri esperti interni al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani. Il seminario è stato occasione di confronto sulla fattibilità del progetto, i suoi impatti sociali e ambientali, nonché su contenuti e modalità del Dibattito Pubblico che lo ha accompagnato, a cui hanno partecipato animatamente diversi urbanisti e architetti del Dipartimento, insieme a studenti e cittadini milanesi.

Parallelamente abbiamo inaugurato sulla nostra pagina web un osservatorio critico, chiamato Osservatorio Multidisciplinare Grandi trasformazioni Milano (OMG – Milano!) raccogliendo vari materiali di approfondimento, tra cui una analisi de Lo stato della proposta, gli interventi del seminario, delle interviste a interlocutori privilegiati e delle note etnografiche, proponendo alcune interpretazioni sul processo in atto. Riteniamo che le voci raccolte, nel loro insieme, abbiano il merito di rappresentare diversi punti di vista sulla vicenda, che evidenziano le principali problematicità legate agli interessi degli attori coinvolti o esclusi dal progetto stesso.

Ci preme sottolineare che l’ipotesi di abbattimento e ricostruzione dello stadio Meazza non costituisce per noi un esercizio di investigazione fine a se stesso, ma un caso studio tramite cui mettere a punto e testare una modalità replicabile di osservazione delle grandi trasformazioni urbane che stanno oggi investendo la capitale lombarda, a partire da alcune domande e questioni che ci appaiono cruciali e che spesso non trovano riscontro nei grandi progetti di trasformazione urbana. Ciò ci slega in parte dall’urgenza di elaborare posizionamenti immediati rispetto ai singoli progetti, rimandando piuttosto a un orizzonte più ampio che cerchi di tenere insieme un’analisi complessa delle contemporanee politiche milanesi di sviluppo urbano. Ciò, inoltre, non ci preclude la possibilità di restituire una prospettiva critica sulla “vicenda stadio”, quanto piuttosto di dischiuderla, a partire da una postura investigativa che caratterizza il nostro agire, in grado sia di entrare davvero nel merito del progetto per come fino ad oggi è stato formulato, sia di stimolare una riflessione sul senso di questa operazione, ricollocandola all’interno di un dibattito su come e per chi stia cambiando la città di Milano.

Offriamo tale prospettiva critica a chi voglia farne uso, sia essa l’Amministrazione comunale o gruppi di cittadini, in un confronto che però tenga conto di alcune questioni nodali che proviamo qui di seguito a riassumere. Restituiamo il nostro punto di vista attraverso delle domande, che sono domande aperte e segnano la strada del nostro ricercare. Su queste domande ci piacerebbe continuare a riflettere su Milano, con quanti lo vorranno fare con noi.

1. Qual è l’interesse pubblico dell’intervento?

Il progetto dello stadio è stato dichiarato di interesse pubblico per la città. Quali strumenti e criteri di valutazione sono stati adottati per valutare l’opportunità della trasformazione? A quali bisogni della città o dell’Area Metropolitana si propone di rispondere? Quali sono i vantaggi per la collettività nel trasformare attraverso il coinvolgimento dei privati un bene attualmente pubblico?

Il progetto di abbattimento e ricostruzione è stato presentato come una grande opportunità per la città, che trarrebbe vantaggi prevalentemente economici e in termini di attrattività nel panorama internazionale. Ci chiediamo tuttavia a quali bisogni pubblici risponda, in particolare se ci mettiamo dalla parte di chi abita la città. Anche nel report finale esito del Dibattito Pubblico l’impatto sociale atteso, per quanto più volte nominato e centrale per la riflessione, ci sembra affrontato in modo superficiale. Sebbene venga ribadito a più riprese l’interesse delle squadre, meno delineati appaiono i benefici per la città. Considerando il grande intervento di rigenerazione urbana presentato nel progetto, non è chiaro ad oggi come sia stato recepito lo studio d’area denominato Mosaico San Siro, che evidenzia in particolare l’eterogeneità e la complessità territoriale e sociale dei Municipi 7 e 8. Dallo studio d’area le criticità principali che emergono sono una limitata accessibilità a esercizi commerciali e servizi di vicinato e a forme di trasporto pubblico. Dal punto di vista commerciale, in prossimità dell’area di progetto sono già presenti grandi poli commerciali (Bonola, Via Novara, Portello, City Life), che rendono la proposta di creare una grande struttura commerciale ingiustificata e non necessaria. Per quanto l’Amministrazione – recependo in parte gli esiti del Dibattito Pubblico – abbia richiesto nel dossier conclusivo delle risorse economiche aggiuntive da destinare ai quartieri limitrofi, la valutazione relativa all’interesse pubblico dell’intervento necessita a nostro avviso di essere maggiormente argomentata, mettendo in relazione i contenuti e le ragioni del progetto con lo scenario urbano contemporaneo e le tendenze di sviluppo futuro. Quali sono la visione e le priorità che orientano il progetto?

2. Quale rapporto pubblico-privato?

Quali sono i reciproci vantaggi per l’Amministrazione comunale e per le società sportive? Più nello specifico, perché le squadre individuano una mancanza di adeguatezza dell’attuale impianto? Tali motivazioni sono sufficienti per considerare l’ipotesi di abbattimento e ricostruzione come unica possibile?

L’urbanistica prevede un rapporto dialogico e di contrattazione tra pubblico e privato, nella tutela degli interessi individuali e collettivi. In questo caso, quello che caratterizza il rapporto tra l’Amministrazione e le squadre promotrici del progetto è uno sbilanciamento nei ruoli a favore delle seconde. Le squadre, tutelando i loro privati interessi, hanno esplicitato che non sono disposte ad una mediazione e non hanno dato spazio ad alternative: o si fa lo stadio nuovo, o loro se ne andranno. D’altro canto, l’Amministrazione non ha autonomia finanziaria per sostenere interventi di questa portata sul territorio; anzi, si troverebbe in difficoltà a dover gestire una struttura come il Meazza senza il contributo delle società sportive. Inoltre, elemento che non è stato risolto in sede di Dibattito Pubblico, è la definizione delle concessioni. È emerso come la concessione prevista (la cessione dell’area alle squadre in diritto di superficie per 90 anni) appare eccessivamente lunga. È fondamentale che l’Amministrazione Pubblica non abdichi alle sue funzioni di regia, programmazione, pianificazione e controllo, avviando processi multi-attoriali, coniugando costi e benefici in una logica d’interesse pubblico.

3. Quale accessibilità del progetto? Quale idea di spazio pubblico e inclusività?

A chi si rivolge il progetto, le sue attrezzature e i suoi servizi? Quale tipo di accessibilità è stata preventivata? Quanto costerà accedere allo stadio con posti ridotti rispetto alla capienza attuale? Chi potrà permettersi di fruire delle nuove dotazioni del comparto plurivalente?

Per quanto riguarda i temi dell’inclusione e della sostenibilità sociale dell’intervento, i contenuti messi a fuoco dai proponenti privati e dal Comune in fase di presentazione del progetto durante il Dibattito Pubblico si sono concentrati quasi unicamente sul tema dell’inclusione in termini di accessibilità fisica. È stato infatti sottolineato come il nuovo progetto consentirà l’abbattimento di attuali barriere architettoniche, assicurando una piena accessibilità e promuovendo l’attraversabilità e le connessioni pedonali. In termini di inclusione sociale nel suo significato più ampio, tuttavia, sono state spese poche parole: per quanto lo studio d’area Mosaico San Siro metta in evidenza la presenza di certe necessità e problematiche nell’intero quartiere, nel progetto non è spiegato come la sostenibilità sociale venga effettivamente perseguita e raggiunta. Emerge l’idea che il semplice consentire l’accesso fisico agli spazi e l’offerta di nuovi servizi e attività commerciali possa determinare una conseguente integrazione sociale tra le varie componenti del quartiere. Sappiamo bene quanto questa idea sia lontana dalla realtà: molti progetti lodevoli, che pure si sono impegnati per portare servizi pubblici attrattori in quartieri marginali, hanno spesso finito per non essere utilizzati realmente dalla popolazione locale, confermando barriere all’accesso, oppure confini invisibili. Temi difficili da trattare, ma di cui è necessario tenere conto.

4. Quale sostenibilità ambientale?

Qual è l’impronta ecologica di questo intervento, considerando nel loro insieme l’abbattimento, la realizzazione del nuovo impianto, ma anche il suo utilizzo e la mobilità annessa? Quali studi sono stati fatti a riguardo?

I proponenti sostengono che il progetto raddoppierà le aree verdi oggi esistenti, tenderà alla neutralità carbonica, seguirà i principi dell’economia circolare e mitigherà gli effetti della demolizione dello stadio Meazza tramite un processo di decostruzione (abbattimento graduale che preserva gli elementi di valore per un successivo riutilizzo). Tuttavia, alcuni studi presentati da professionisti e interventi di privati cittadini hanno messo in dubbio tali affermazioni. Nella relazione conclusiva del Dibattito Pubblico si legge che il Comune affiderà a un ente terzo uno studio ambientale che verifichi la coerenza del progetto con il suddetto piano. Si conferma, inoltre, l’eventuale ricorso a crediti carbonici certificati e compensazioni per raggiungere la neutralità: una tale soluzione è stata definita da molti come una scelta anti ambientalista. Il rapporto dell’Ordine degli Agronomi e la posizione di Legambiente sottolineano come il verde previsto sia spesso superficiale e a manutenzione intensiva, con scarso valore ecosistemico e di tutela della biodiversità, anche perché nelle aree considerate a verde rientrano anche gli spazi sportivi all’aperto e la copertura del centro commerciale. Le integrazioni apportate dall’Amministrazione comunale in risposta agli esiti del Dibattito Pubblico lasciano parzialmente irrisolte alcune di queste questioni che ci sembrano centrali per un progetto urbano contemporaneo.

5. Quale casa vogliamo?

In che modo il progetto del nuovo stadio di San Siro si interseca con le politiche abitative della città di Milano? Quale idea di città, e di cittadini, viene veicolata? Sono stati introdotti strumenti per valutare l’effetto della trasformazione sui valori immobiliari della zona? Come si pone l’Amministrazione comunale rispetto al probabile effetto spillover che si produrrà coi prevedibili aumenti di valore?

Il progetto di abbattimento del Meazza sembra aderire ad una visione condizionata maggiormente da aspettative sovralocali. Sembra cioè favorire un processo di messa a valore del quartiere non pensato realmente per i suoi abitanti ma più per l’attrazione di turisti, consumatori e investitori. Nel progetto non viene aperta una riflessione più ampia sugli impatti che una grande trasformazione come quella del nuovo stadio avrebbe sul tema dell’abitare. Verosimilmente, come messo in luce anche da diversi attori locali, il valore dell’area aumenterà, con conseguente crescita dei prezzi degli immobili. La gestione del rischio di espulsione dei gruppi sociali più fragili è un tema che non è stato affrontato a sufficienza.

6. Quale idea di città?

Quali immaginari produce il progetto e quanto sono rappresentativi di un’idea di città condivisa? Soprattutto, quali effetti reali comporta la promozione di determinati immaginari?

La presentazione del nuovo progetto fa leva su una retorica dell’inclusione, dell’innovazione e della sostenibilità ambientale ed enfatizza le potenzialità di una cittadella dello sport dalla valenza sociale, culturale e aggregativa. Questa narrativa è funzionale a rafforzare la posizione delle economie metropolitane, in un contesto globale competitivo e in rapida crescita. Questo piano narrativo sembra infatti particolarmente rivolto verso potenziali nuovi investitori e fruitori, ma, al contempo, agisce anche su un piano interno, rafforzando valori e diventando l’occasione per proporre una visione di sviluppo della città. Viene proposta una narrazione che si muove in due direzioni opposte. Da un lato, questa narrazione sottolinea la vocazione sportiva dell’area e il legame identitario e simbolico che i cittadini hanno con lo stadio. Dall’altro, si rappresenta l’area come una landa desolata (parco dei Capitani, ad esempio, viene descritto come una distesa d’erba), una zona problematica nei suoi aspetti sociali e bisognosa di interventi di riqualificazione. La posizione di cittadini e residenti rimane schiacciata in questa visione dicotomica, per cui chi non è allineato con l’idea di quartiere e l’intervento proposto, è automaticamente per il mantenimento dello status quo. Con il risultato che le voci (e le proposte) degli abitanti vengono velocemente declassate a lamentele da sindrome Nimby.

7. Quale dibattito pubblico?

Il processo del Dibattito Pubblico, per come si è svolto, solleva una serie di questioni che minano in parte la validità dello stesso strumento. Come è possibile garantire una partecipazione ampia e reale – al di là di una funzione informativa – dei cittadini su tematiche anche complesse?

Il Dibattito Pubblico è uno strumento che è stato introdotto per legge e il Comune di Milano, nel corso dell’intera vicenda, ha ripetutamente sottolineato gli sforzi compiuti per offrire un’occasione di dialogo che coinvolgesse il maggior numero di persone possibile. Nella relazione finale molto spazio è dedicato a questo aspetto, con dati che rendono il dibattito sul nuovo stadio uno dei più partecipati a livello italiano. Tuttavia, l’organizzazione degli incontri sembra mettere in discussione queste parole, soprattutto in merito alla gestione dell’informazione dei cittadini ai tempi delle comunicazioni. Un’ulteriore questione spesso sollevata è stata la ridotta estensione del calendario degli incontri, che non ha consentito tempi sufficienti a discutere del progetto, oltre al fatto che di frequente il pubblico, spesso privo di una sufficiente conoscenza del progetto (per motivi di tempo e per l’assenza di una controparte), si è trovato in difficoltà a seguire incontri molto tecnici. Un aspetto più volte criticato è il fatto che il dibattito non abbia mai contemplato l’opzione zero (il respingimento del progetto) e che l’intera procedura sia apparsa fin dall’inizio come un dibattito su un progetto già approvato e fortemente voluto dall’Amministrazione (si veda il punto seguente). I contributi sono stati raccolti principalmente attraverso la scrittura dei quaderni, una forma di partecipazione impegnativa, che richiede ai cittadini tempo e competenze. Il Dibattito Pubblico attribuisce importanza al ruolo dei cittadini come singoli (nessun particolare ruolo è stato attribuito a rappresentanze politiche e/o associative come portatori di interessi più ampi). Non orienta, infine, posizioni collettive e loro riarticolazione nel corso del processo (la partecipazione è fatta di «interventi» pubblici individuali). Al termine del Dibattito Pubblico, espletata la procedura, non sono state proposti nuovi momenti di condivisione del processo, che nel frattempo sembra prendere altri corsi.

8. Si possono valutare delle alternative sulla stessa area?

Sono state valutate delle opzioni alternative che non prevedano l’abbattimento dello stadio Meazza? Perché non si è presa in considerazione che il Dibattito Pubblico potesse portare ad un’opzione zero?

Il Dibattito Pubblico è stato organizzato sul Piano di Fattibilità Tecnica ed Economica del progetto e non sul documento di fattibilità delle alternative progettuali. Nel documento ufficiale, la sezione dedicata alle alternative è molto limitata e priva di dati progettuali, facendo intendere che la ristrutturazione dello stadio non merita di essere contemplata. Nel corso del Dibattito Pubblico, sono stati presentati dai cittadini due progetti di ristrutturazione dello stadio Meazza, che ne evitano la demolizione soprattutto per ragioni di valore storico e sostenibilità ambientale (ma anche con la contestazione puntuale del fatto che il nuovo stadio, così come è stato progettato, si troverà a una distanza troppo ravvicinata alle esistenti case su via Tesio).

Un intervento serio su un’area cosi importante per la città deve mettersi (e mettere la cittadinanza) nella condizione di valutare degli scenari alternativi, come modalità per adottare scelte consapevoli, discusse pubblicamente e di regia pubblica.

In conclusione, le grandi trasformazioni che stanno investendo la città di Milano, incluso il progetto di abbattimento e ricostruzione dello stadio di San Siro, acquisiscono un’importanza fondamentale come parte di un più ampio processo di sviluppo urbano. Nonostante l’immaginario utopico di una città verde e sostenibile più volte richiamato all’interno delle narrazioni, questi progetti celano strategie urbane opposte – o almeno complementari – basate sulla privatizzazione dello spazio pubblico e sulla rendita fondiaria. Le grandi trasformazioni che stanno investendo Milano ci parlano di una città che sta cercando la propria identità e una propria posizione a livello nazionale e internazionale. Resta da domandarci quali margini di negoziazione esistono – o è possibile ritagliare – tra le pieghe di tale processo.

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