La rete QuBì di fronte all’emergenza

Come costruire nuove forme di prossimità con il quartiere in un momento in cui ci è imposta la distanza fisica? Come Mapping San Siro abbiamo pensato di costruire “A un metro di distanza”: un osservatorio sul quartiere San Siro per raccontare e monitorare gli effetti dell’emergenza sanitaria, economica e sociale provocata dal Covid-19. A partire dal 21 maggio ogni martedì e giovedì pubblicheremo i contributi della rubrica “Voci dalla rete locale Sansheroes”: prospettive dei soggetti locali che continuano ad operare all’interno del quartiere, affrontando numerose difficoltà e mettendo in campo pratiche innovative e collaborative.

Francesca Petrillo è psicologa e lavora per Genera Onlus. A San Siro coordina QuBì Selinunte, un progetto contro la povertà infantile finanziato da Fondazione Cariplo che coinvolge diverse cooperative e associazioni in attività educative e sociali. Con l’inizio dell’emergenza da Covid-19 il progetto ha saputo reinventarsi, sostenendo in particolare l’apertura dell’Hub di zona per la distribuzione di pacchi alimentari (frutto della collaborazione tra Comune, Protezione Civile, Banco Alimentare, Caritas, Coop Lombardia, Milano Ristorazione, Amatper e la stessa Fondazione Cariplo). 

La contattiamo telefonicamente lunedì 4 maggio 2020:

Abbiamo mantenuto quella che era l’attività principale, lo sportello di piazzale Selinunte, aperto due volte a settimana. Era un presidio del territorio. Ci è sembrato giusto mantenerlo in questo momento in cui le persone sono ancora più sole, ancora più isolate e quindi l’abbiamo fatto diventare uno sportello telefonico. È attivo tutti i giorni per un paio d’ore. Abbiamo iniziato così a cercare di mantenere i contatti. Le richieste che sono arrivate sono state tante. Ci sono tante persone in quartiere cui prima non eravamo arrivate, persone che hanno iniziato a chiedere aiuto adesso, nell’emergenza. Ora ti trovi a intercettare delle persone che il lavoro l’hanno perso, sono in difficoltà. Tanti fanno le pulizie, lavoravano in nero. Si è imposta un’emergenza soprattutto alimentare. Su quest’aspetto c’è stato l’aiuto sia del comune che di Cariplo, con l’attivazione di questi Hub in ogni zona. Hanno creato un Hub da cui parte la distribuzione di pacchi alimentari, da metà marzo. Noi abbiamo potuto segnalare delle famiglie già conosciute dalla rete, che ricevevano il pacco tramite le parrocchie, che però non lo stavano più ricevendo, perché i centri Caritas erano stati chiusi per evitare la diffusione del virus.

Quindi l’Hub di Municipio 7 distribuisce su tutta zona 7?

Sì, su tutta zona 7. Non distribuiscono solo a famiglie, distribuiscono anche alle persone che prima prendevano il pacco, che potrebbero essere adulti in difficoltà, persone anziane con la pensione bassa. Le famiglie si sono trovate proprio sole. Si è organizzato questo circuito. Circa due o tre settimane fa siamo arrivati a 700 famiglie – famiglie e utenti – e quindi era stato messo anche uno stop perché le richieste erano veramente lievitate troppo. Siccome il numero delle famiglie era molto alto, tante di loro rimanevano in attesa due o tre settimane. Noi ci siamo organizzati, abbiamo fatto alcune spese. Abbiamo ricevuto alcune donazioni da privati. Una famiglia ad esempio ha visto un post su Facebook quando abbiamo distribuito il cibo e ci ha contattato. Abbiamo organizzato questa distribuzione di pacchi viveri d’emergenza. Prima con la mia collega Amelia siamo andati a casa delle persone. Parliamo di una decina di famiglie. Le facevamo scendere e davamo questo pacco. Poi abbiamo capito che consegnare casa per casa con le nostre forze era abbastanza complicato, allora abbiamo chiesto ad Aler di utilizzare lo spazio che abbiamo in via Maratta dei Custodi sociali. Tu chiami, la famiglia viene. Non li facciamo neanche entrare, così evitiamo tutti i tipi di contatto. Diamo le cose da mangiare e se ne vanno. Questo riguarda un po’ l’emergenza principale, la questione alimentare. Siamo dovuti tornare sul territorio. Non era qualcosa di gestibile a distanza. Il pacco viveri spesso non è sufficiente a coprire tutti i bisogni della famiglia e inizialmente veniva consegnato solo il secco, poi è stata aggiunta frutta e verdura. Sono capitati dei ritardi, ma tutte le famiglie in lista hanno ricevuto il pacco.

La seconda emergenza che si è fatta più evidente è quella scolastica. Nel senso che i bambini per seguire le lezioni online hanno bisogno quantomeno di un cellulare. A volte c’è un solo cellulare in famiglia che si porta via il genitore, quindi non può usare neanche WhatsApp, figuriamoci il tablet La parte principale in questo senso l’ha avuta il progetto Sconfini. Tramite fondi del Ministero si sono iniziati a distribuire dei tablet.

Questa relazione col progetto Sconfini e con gli altri soggetti della rete si è intensificata in qualche modo con questa emergenza?

L’impressione che ho avuto è che si sia intensificata. Anche prima con Sconfini c’era comunque un raccordo, ad esempio sul tema centrale del doposcuola. Poi anche tramite l’Associazione Scuola Cadorna c’è stato un dialogo per capire quali fossero i bisogni delle famiglie, per capire chi non si raggiungeva, le persone più isolate. Ad esempio mi hanno contattato anche delle insegnanti per segnalare i bisogni alimentari delle famiglie. Prima, a parte degli incontri che abbiamo fatto nelle scuole, sempre tramite Sconfini, non mi era mai capitato di avere dei rapporti così diretti con gli insegnanti. Poi anche con le Staffette del Mutuo Soccorso: Amelia ha avuto dei contatti anche con loro, anche perché loro fanno delle consegne di spesa alle famiglie.

Invece, rispetto alle istituzioni, immagino che voi comunichiate soprattutto con Comune di Milano. Da questo punto di vista come sta andando?

Con QuBì noi abbiamo sempre l’assistente sociale di riferimento che è Franca Primavera. Quindi con lei i contatti non sono cambiati, ma adesso sono praticamente quotidiani. C’è sempre un accordo sulle modalità di lavoro della rete. Cerchiamo di mantenere l’incontro della cabina di regia tramite Skype, o tramite Zoom, per darci un aggiornamento sul lavoro. Quindi, da questo punto di vista, il rapporto con il Comune di Milano per QuBì e il rapporto con l’assistente sociale sono continuati come prima.

M’interessa capire se avete avuto anche dei problemi o se sta filando tutto liscio. Mi viene in mente anche la questione dei buoni spesa, per cui c’è stata una certa difficoltà ad accedere al sito da parte di alcune famiglie.

Su questo abbiamo avuto l’aiuto di questi volontari della Bocconi [sportello di tutela diritti e legalità gestito dall’Università Bocconi, attivo in quartiere dal 2019 e ospitato all’interno dello spazio Off Campus]. Anche l’aiuto di questi ragazzi ha rappresentato un intensificarsi di rapporti che prima non c’erano. Era capitato d’inviare qualche famiglia al loro sportello per la domanda alle case popolari. Però davvero c’è stata una disponibilità grandissima da parte di questi ragazzi. Anche altri ragazzi del Politecnico hanno dato disponibilità per fare il doposcuola ai ragazzini, per intrattenerli, supportarli con le videochiamate.

Sulle altre attività ti dico solo due parole: alcune attività stanno continuando online. Stanno avendo anche un buon riscontro. Per il resto tutte le attività fatte con i bambini nei cortili chiaramente adesso sono in sospeso. Il doposcuola che avevamo in viale Mar Jonio va avanti via WhatsApp, con praticamente tutti i bambini che frequentavano, mentre le scuole di italiano hanno completamente sospeso le lezioni e si ponevano anche il problema di non poter riaprire se rimangono queste le direttive. Loro forse non potranno ricominciare neanche a settembre. Vedremo.

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