Oltre l’italiano: le voci delle scuole di lingua per stranieri

Come costruire nuove forme di prossimità con il quartiere in un momento in cui ci è imposta la distanza fisica? Come Mapping San Siro abbiamo pensato di costruire “A un metro di distanza”: un osservatorio sul quartiere San Siro per raccontare e monitorare gli effetti dell’emergenza sanitaria, economica e sociale provocata dal Covid-19. A partire dal 21 maggio ogni martedì e giovedì pubblicheremo i contributi della rubrica “Voci dalla rete locale Sansheroes”: prospettive dei soggetti locali che continuano ad operare all’interno del quartiere, affrontando numerose difficoltà e mettendo in campo pratiche innovative e collaborative. 

Circa la metà delle persone che abitano oggi il quartiere San Siro è di origine straniera. La domanda di apprendimento della lingua italiana è dunque comprensibilmente molto alta: anche per questa ragione qui hanno sede diverse realtà che si occupano di insegnamento della lingua italiana agli stranieri (Associazione Alfabeti Odv, Associazione Itama – Italiano per mamme, Associazione Mamme a scuola, Associazione Punto it). Di queste, la maggior parte si concentra in maniera specifica sull’insegnamento rivolto alle donne di origine straniera, organizzando anche forme di supporto indirizzate ai bambini in età pre-scolare, che facilitino la partecipazione delle mamme e al tempo stesso offrano un tempo di qualità educativa ai bambini. Al venir meno delle possibilità di didattica in presenza, queste realtà hanno dovuto ri-organizzare la propria offerta didattica, con le difficoltà date dalla lontananza fisica, dalle barriere linguistiche, dai diversi mezzi che i volontari stessi, oltre che gli allievi e le allieve, hanno a disposizione.

La prima questione posta a tre di queste scuole – Alfabeti, Itama e Mamme a scuola – va proprio in questa direzione. Come avete organizzato le vostre attività a fronte dell’emergenza COVID-19?

Alfabeti (Moreno Castelli) – Essendo una realtà di volontariato è stato difficile il passaggio alle modalità della didattica a distanza: alcune classi stanno andando avanti, altre meno… bisogna tenere conto che il grosso delle nostre classi sono di livello veramente basso: si aggiungono alle difficoltà dell’italiano che manca quelle di padroneggiare uno strumento… C’è una risorsa di Alfabeti (Alfabeti in rete ) che è stata creata circa 4 anni fa e che sembra venire molto utile recentemente: sostanzialmente sono delle pillole video di italiano, intorno al livello A1, che si possono scaricare dal nostro sito. Da quando è iniziata l’emergenza ci sono state molte iscrizioni. Alcuni volontari poi hanno deciso di aderire alla campagna del Comune di Milano che cercava insegnanti per minori non accompagnati: è stato un bel successo della rete Scuole senza permesso che ha messo a disposizione moltissimi volontari. 

Itama (Stella Boccaccini) – Nella prima fase del lockdown eravamo un po’ sotto shock, poi gradualmente abbiamo ricominciato a fare attività da remoto. I gruppi whatsapp delle classi ci hanno permesso di restare in contatto con le nostre signore… All’inizio soprattutto per condividere le informazioni, perché nella prima fase era molto importante sia rassicurare che dare notizie e raccomandazioni. Poi, piano piano, abbiamo ricominciato a fare lezione. Ovviamente via whatsapp è molto complicato, però cerchiamo di tenere un filo, un legame con queste donne. Abbiamo comunque perso tantissimi contatti, ci rendiamo conto che i problemi sono tantissimi all’interno di queste famiglie: mille bambini chiusi in appartamenti piccolissimi, i problemi della connessione…Abbiamo cercato di trovare orari in cui collegarci che siano comodi per le donne: per esempio non la mattina, perché spesso il mezzo informatico serve ai bambini per seguire le lezioni scolastiche… Abbiamo anche capito che ogni tanto loro hanno bisogno di un momento di evasione: alla fine quel nostro momento è anche un modo per raccontarsi come vanno le cose, è anche un momento di chiacchiera tra amiche, necessario. 

Mamme a scuola (Nancy Boktour) – Anche noi abbiamo cercato di mantenere quasi tutte le attività che facevamo, legate al corso di italiano. Per la parte didattica a marzo ogni insegnante ha mantenuto il rapporto mandando dei materiali, facendo delle chiamate talvolta anche individuali alle mamme, per capire quali sono loro le difficoltà… Per mantenere continuità anche sullo Spazio bimbi abbiamo mandato attività ludiche per i bambini, per passare il tempo e per regalare anche un momento di qualità nella relazione mamma-bambino… la risposta dipendeva da persona a persona: alcune hanno tempo e le condizioni per realizzarle, altre magari fanno più fatica e quindi ringraziavano e basta. Piano piano da metà aprile la situazione è diventata un po’ più pesante per le famiglie quindi c’è stato più un rapporto umano, di saluto… abbiamo capito che per loro la priorità era in quel momento tenere il legame umano, la didattica è passata un po’ in secondo piano rispetto ai loro bisogni. Per quanto riguarda lo sportello di mediazione, io ho continuato a tradurre comunicazioni relative ai bandi, agli aiuti dei vari enti (Regione, Comune) e aiutarli ad accedere, anche coordinandomi con il progetto QuBì. 

Mamme a scuola (Alessandra Bonetti) – Rispetto alla didattica, anche noi abbiamo usato whatsapp: d’altronde queste famiglie hanno un problema di device e di connessione per cui era impossibile proporre altre cose. Lo proponiamo prevalentemente in maniera asincrona, con attività che loro possono fare con calma quando vogliono con una correzione che è quasi sempre poi individuale. Il materiale didattico, i tutorial, le attività per i bambini, tutto ciò che abbiamo prodotto lo abbiamo raccolto e sistematizzato sul sito, perché sia a disposizione di tutti. 

Come vi sembra che stia funzionando questa modalità?

Itama (Beatrice Botteon) – Non si possono guardare i numeri, certo, ma io penso che un pochino stia funzionando. Le lezioni noi proviamo a farle in maniera sincrona: c’è un orario in cui inizia la lezione su whatsapp e noi in quell’ora e mezza stiamo siamo lì a disposizione. Loro si capisce che un po’ vanno e vengono, però ecco noi quell’ora e mezza stiamo lì e questo crea anche una sorta di ritualità. Anche dopo la fine delle lezioni [29 maggio] ci siamo dette che ogni insegnante sarà libera di mantenere i rapporti come meglio crede… vogliamo continuare nel corso dei prossimi mesi a mantenere un po’ di legame con le alunne, essere un riferimento per loro…

Le scuole di italiano sono un servizio essenziale al quartiere: in un contesto di forte difficoltà di accesso ai servizi, di monitoraggio delle domande sociali, vanno infatti ben oltre la funzione di veicolo dell’apprendimento linguistico: sono vere e proprie antenne territoriali e presidi di relazione, che accompagnano l’inserimento degli allievi e delle allieve nelle opportunità della città. Come vi ponete rispetto al venire a mancare di questo ruolo? 

Mamme a scuola (A.B.) – La riflessione più ampia che stiamo conducendo al nostro interno è quanto, diversamente da un’altra utenza di studenti di italiano, per le mamme lo spazio fisico sia così fondamentale. La scuola di italiano per le donne non è strumentale come per un altro tipo di utente che deve imparare l’italiano per portare a termine compiti di lavoro… per le donne lo spazio fisico è quasi più uno spazio mentale che loro si concedono…  nel momento in cui questo spazio è stato tolto, perché non si poteva fare altrimenti, quelle più “motivate” o che hanno un certo background di partenza di scolarizzazione partecipano e magari anzi chiedono più compiti… per altre la motivazione dopo il primo mese si è affievolita proprio perché non si sono più concesse questo spazio: c’erano altre priorità, che erano i figli, la scuola dei figli, l’organizzazione del tempo dei figli… è molto importante fare questa riflessione sul senso di quello che tutti noi stavamo facendo prima del lockdownLa didattica a distanza va benissimo, noi ce la mettiamo tutta e abbiamo anche tante idee e tanta buona volontà, però… il problema non è quello: per quello ci si può attrezzare e inventare. Il problema è che l’insegnamento dell’italiano in questo contesto è creare una relazione tra di noi e tra di loro: la cosa difficile è mantenere la relazione di gruppo, non quella della singola allieva con l’insegnante… L’importanza delle nostre scuole era quella di aver creato per questa utenza, così fragile e invisibile uno spazio, un momento in cui c’erano loro, loro erano protagoniste di loro stesse…  Si può dire “Vabbè ma poi l’italiano in qualche maniera si fa”… Certo che si fa! C’è chi impara una lingua straniera online e va benissimo, ma quello che noi facciamo non è solo questo, penso tutte e tre le scuole: l’italiano è un mezzo per creare altro e se non ci danno lo spazio per ricreare altro il rischio della ricaduta sul territorio, in queste famiglie, per i figli, è altissimo.  

Rispetto al futuro, che questioni vi state ponendo su tempi e spazi della didattica, su quali temi vi state interrogando rispetto alla ripresa?

Mamme a scuola (N.B.) – Essendo ospitate all’interno dei locali della scuola Cadorna, per il futuro non abbiamo niente di certo purtroppo, perché ci sono tanti elementi che dobbiamo tenere in considerazione: non sappiamo se la scuola ci potrà o meno dare lo spazio e in quali termini, dipenderà molto dall’orario e dall’uso delle aule per la didattica dei bambini… 

Mamme a scuola (A.B.) – C’è anche da dire che anche le stesse donne hanno molta paura: in questo momento sono tutte chiuse in casa. 

Per chi è ospitato a scuola quindi il problema degli spazi quindi è abbastanza centrale?

Itama (S.B.) – Sì, per noi vale la stessa cosa con l’aggiunta del fatto che attualmente non siamo a scuola e questo è un limite ulteriore… [Itama era ospitata in passato nei locali della scuola Radice, in via Paravia; a seguito della ristrutturazione dei locali, era attualmente ospitata dalla parrocchia di piazza Esquilino]  Poi c’è anche il tema che la volontaria media ha più di sessant’anni e anche questo è un grosso problema soprattutto nella fascia oraria in cui lavoriamo noi  [al mattino] sono generalmente persone di una certa età e quindi anche quello sarà un problema…

Itama (B.B.) – Il nostro grande problema, come per Mamme a scuola e la Scuola Donne di Alfabeti, sono i bambini perché anche se si potesse immaginare per gli adulti una soluzione magari a piccoli numeri, con i bambini la cosa sicuramente è più difficile, quindi quell’aspetto non giocherà a nostro favore… Ci siamo addirittura spinte a fare delle ipotesi nel caso in cui non riuscisse proprio a ripartire per l’inverno prossimo … abbiamo ragionato su come migliorare un po’ la didattica a distanza, abbiamo provato a farci venire altre idee: gite nel quartiere… insomma qualsiasi modo alternativo per non scomparire totalmente dalle loro vite e per  tenerci vive come associazione, perché se si fa un anno di buco totale poi è dura…  

Voi di Alfabeti che invece avete delle sedi esterne e non siete ospitati a scuola, come vi state orientando sulla ripresa?

Alfabeti (M.C.) – Noi stiamo un po’ aspettando l’evoluzione della cosa ma siamo orientati a ripartire a settembre – ottobre… avendo a disposizione due spazi [via Abbiati 1 e 4] diamo quasi per scontato di ripartire, attrezzandoci naturalmente per la sanificazione degli spazi. Quasi sicuramente però dovremo ridurre il numero di studenti che accettiamo perché le sedi sono piccole (60 e 40 metri quadri) quindi il numero delle persone che ci possono stare è contingentato. Quello che temo è che non potremo prendere i bambini perché gli spazi che abbiamo a disposizione per loro non consentono di rispettare le distanze di sicurezza, sono molto promiscui… Per la Scuola Donne il problema dell’età avanzate delle volontarie lo abbiamo anche noi ed è difficile fare previsioni adesso perché è tutto davvero in forse… 

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