22 Feb Dibattito in aula consiliare: l’intervento del Consigiere Rabaiotti
Questo contributo è una trascrizione dell’intervento tenuto durante il Consiglio Comunale del 22 dicembre 2022 dal Consigliere Gabriele Rabaiotti, capogruppo della lista “Sala Sindaco”, già Assessore ai Lavori pubblici e alla Casa nella precedente consiliatura.
La sensazione, che è più di una sensazione (per quanto mi riguarda assomiglia ormai ad una convinzione), è che abbiamo continuato come Consiglio e più complessivamente come amministrazione ad ascoltare molto, forse troppo, le società che hanno la proprietà delle squadre Milan e Inter e ad ascoltare poco, troppo poco, la città. Talmente le abbiamo ascoltate che abbiano assunto lo schema che usano loro come se fosse il nostro. Faccio fatica a vedere dei benefattori dietro a questa operazione.
Diversi di noi hanno seguito con attenzione il dibattito pubblico che, anche se non si è tradotto in un processo così significativo di partecipazione, ha evidenziato punti di debolezza, di forte perplessità e di palese contraddizione presenti nella proposta delle due società da un lato ma anche evidenziato la possibilità e insieme la necessità di lavorare al progetto di rifunzionalizzazione del Meazza. Ricordo che il Meazza è in uso. Non è un immobile pubblico dismesso. Milano ha uno stadio. Uno stadio riconosciuto nel mondo, che ha visto una serie di interventi di sistemazione e di adeguamento (l’ultimo di 16 milioni nel 2016) e ospiterà l’inaugurazione delle Olimpiadi nel 2026 (con un ulteriore intervento pubblico di ulteriori 10 milioni – questo è quanto ci è stato riferito dall’assessore qui in aula).
La rifunzionalizzazione, che è l’operazione più veloce, guarda al Meazza come ad un impianto sportivo che può ospitare altre funzioni, altre piastre per funzioni sportive, culturali, di intrattenimento. Un suo ammodernamento è possibile ridisegnando i volumi panoramici del terzo anello e recuperando in modo intelligente almeno un piano interrato. Quanto costerebbe? Permetterebbe alle squadre di continuare a giocare al livello a cui stanno giocando in una struttura contemporanea e innovativa? Eviterebbe alla città di dover sacrificare altre aree pubbliche oggi libere, di costruire uffici e centri commerciali su aree di proprietà del comune in una zona già molto delicata? Ci permetterebbe di non compromettere gli sforzi fatti in questi anni per ridurre l’inquinamento e allinearci agli standard richiesti dai numerosi accordi presi tra le grandi città a cui anche Milano ha preso parte e aderito?
Questo passaggio, che rappresenta l’esplorazione dell’interesse pubblico e che rinuncia ad accontentarsi delle sola valutazione della proposta, assolutamente legittima, avanzata da una parte (privata) e cioè dalle società, questo passaggio non lo abbiamo fatto fino in fondo. Lo abbiamo desiderato, immaginato, proposto (anche attraverso il dibattito pubblico, ma anche prima e anche ora, ma non lo abbiamo perseguito. Non abbiamo portato al tavolo della trattativa con le società e i club una proposta seria, approfondita, risultato di uno studio di fattibilità tecnica ed economica per spostare il fuoco dell’attenzione, rendere evidente la posta in gioco, articolare, diversificare ed estendere il campo delle possibilità. Rifunzionalizzare il Meazza è possibile ed è anche utile. Alla città. La rifunzionalizzazione non è il piano B. E’ il piano A.
Nella sequenza del processo di decisione, che è indubbiamente complicato, per noi, pubblica amministrazione, viene prima. Non possiamo aspettarci questo dalle squadre ma non possiamo fare a meno di esprimere in modo chiaro, forte e sostanziato da dati, stime e valutazioni tecniche che cosa sia l’interesse pubblico, in che cosa consiste concretamente.
L’ordine del giorno non dice cose sbagliate ma sotto intende una tesi di fondo: il Meazza viene demolito (50 milioni di euro per abbattere una struttura carica di valore simbolico e identitario, ancora pienamente funzionante su cui abbiamo speso e spenderemo in dieci anni 26 milioni e che è valutata poco più di 70), si costruisce uno stadio nuovo sull’area pubblica accanto. Intorno a questa decisione è giusto limitare i danni, recuperare tutto il recuperabile migliorare tutto il migliorabile. Ma trovo questo passaggio prematuro e questo mosaico mancante di un tassello. Importante e primo, il nostro tassello.
Credo che torneremo in un altro momento a discutere insieme della procedura del partenariato pubblico privato e che l’odg richiama. Procedura che sarà utilizzata per il nuovo stadio e per il suo intorno (uffici e terziario, che è il vero piatto di portata). Procedura che comporta controlli sulla natura e sulla affidabilità dei proponenti, verifiche di conformità e di coerenza sui conti e sui piani di investimento e di rientro e da cui deriverà l’estensione congrua della concessione in termini di durata.
Non credo che il nostro compito sia quello di essere l’ennesima istituzione pubblica chiamata a salvare i bilanci delle società che hanno trovato interessante, da qualche anno a questa parte, occuparsi anche delle squadre di calcio.
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