Dal gruppo al singolo: il doposcuola Qubì durante il lockdown

Dal gruppo al singolo: il doposcuola Qubì durante il lockdown

Come costruire nuove forme di prossimità con il quartiere in un momento in cui ci è imposta la distanza fisica? Come Mapping San Siro abbiamo pensato di costruire “A un metro di distanza”: un osservatorio sul quartiere San Siro per raccontare e monitorare gli effetti dell’emergenza sanitaria, economica e sociale provocata dal Covid-19. A partire dal 21 maggio ogni martedì e giovedì pubblicheremo i contributi della rubrica “Voci dalla rete locale Sansheroes”: prospettive dei soggetti locali che continuano ad operare all’interno del quartiere, affrontando numerose difficoltà e mettendo in campo pratiche innovative e collaborative. 

Lorenzo Marasco è educatore presso la Cooperativa Sociale Comunità Progetto e coordina le attività educative del progetto QuBì Selinunte, promosso da Fondazione Cariplo. Valentina Santoro è educatrice presso la Cooperativa Sociale Nuovi Orizzonti e segue con l’attività di doposcuola alcuni studenti e studentesse delle scuole elementari del quartiere.

Come funzionava il servizio di doposcuola?
V.S.: Inizialmente l’attività educativa del progetto QuBì era stata pensata come “educativa di strada”, ma con l’avvio del progetto abbiamo riscontrato che il sostegno scolastico era un’esigenza molto forte che emergeva dalle famiglie del quartiere.

L.M.: Prima dell’emergenza l’attività di doposcuola si svolgeva in uno spazio in via Mar Jonio 3 e ha accolto bambini sia delle elementari che delle medie, tutti i venerdì. Quando abbiamo iniziato la lista di attesa era molto ampia e abbiamo dovuto fare una selezione.
L’attività era organizzata su due turni, il primo con i ragazzi delle medie e il secondo con le quelli delle elementari ed era scandito da una pausa per la merenda per facilitare la relazione nel gruppo e da giochi quando capitava che qualcuno finisse prima i compiti.

Quando non è stato più possibile condurre l’attività in presenza, come vi siete riorganizzati?
L.M.: In generale la rete di QuBì ha fatto molta fatica a riconnettersi di fronte all’emergenza. Le azioni che facevano riferimento allo sportello sociale di orientamento QuBì sono state un po’ travolte dall’urgenza alimentare e quindi l’assetto organizzativo del progetto ha dovuto riadattarsi alla nuova situazione.
Le attività educativo-sportive di box e danza del progetto sono state temporaneamente sospese mentre il doposcuola è stato trasformato in doposcuola individuale online usando prevalentemente WhatsApp. Abbiamo ricontattato tutti i bambini iscritti al doposcuola: circa la metà non ha aderito al servizio online mentre l’altra metà li abbiamo abbinati alle educatrici e ai volontari.

V.S.: Ad oggi sono 28 minori, 16 delle medie e 12 delle elementari che gestiamo io e la mia collega insieme ad alcuni volontari Scout e altri volontari che fanno parte del Laboratorio di Quartiere.

Tutti i bambini avevano già un dispostivi adatto a fare doposcuola online?
 V.S.: All’inizio eravamo molto preoccupati che non avessero dispositivi e connessioni, invece abbiamo riscontrato che loro per quanto riguarda il cellulare, WhatsApp erano autonomi, qualcuno aveva anche il pc o il tablet.

E voi attraverso il doposcuola avete avuto modo anche di parlare anche con i genitori?
L.M.: Si e inizialmente si è cercato di capire se rilevavamo altri bisogni ma a parte una richiesta di tablet o pc non sono emerse altre richieste. Sono nuclei fragili ma che non hanno patito subito una condizione di crisi. Noi abbiamo dato disponibilità ad orientarli ai servizi presenti sul territorio.
V.S.: In generale le famiglie hanno rispettato molto le restrizioni, alcuni erano molto spaventati poiché  non riuscivano a capire bene la situazione relativa all’emergenza Covid. Poi i genitori ci hanno riportato la difficoltà di stare al passo con la scuola, di usare le piattaforme per la didattica a distanza.

Li avete visti cambiare in questi mesi?
V.S.: Nei bambini delle elementari mi è sembrato di notare un leggero peggioramento scolastico, in particolare rispetto all’espressione della lingua italiana.

Tu come hai vissuto questo momento?
VS: All’inizio ero un po’ in difficoltà perché mi sentivo un po’ inutile. Mi sembrava di non poter dare l’aiuto giusto attraverso uno schermo! Poi con il tempo ci siamo tutti un po’ abituati, anche i bambini sono diventati più responsabili e organizzati.
È però mancato l’aspetto relazionale  e  le dinamiche di relazione in gruppo che ritrovavamo nel doposcuola in presenza. Inoltre nella didattica a distanza avevamo solo il tempo di svolgere i compiti, perdendo di conseguenza  la parte più educativa e relazionale del doposcuola.

Avete in previsione di rivederli adesso?
V.S.: Abbiamo consegnato a casa di ognuno un piccolo omaggio contenente materiale scolastico. Alcuni di loro sono interessati a partecipare ai centri estivi.

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